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Ugo e Lucio

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Cosa ho pensato quando ho letto la notizia del suicidio premeditato e realizzato da Lucio Magri?
Mi è venuto in mente il mio amico Ugo. Ugo ha 47 anni, due più di me, ed è ingegnere meccanico.
Per dieci anni siamo stati amici “per la pelle”, come si dice. E’ stato uno dei miei testimoni di nozze. Poi la vita, come spesso accade, ci ha separato. Lui è andato a lavorare in Cina e per alcuni anni ci siamo sentiti sporadicamente. Poi ci siamo ritrovati, lui si è sposato con Silvia, una ragazza di origini venete conosciuta a Milano e sono venuti ad abitare non lontano da me. Dal matrimonio sono nati due bambini, Riccardo, che oggi ha quattro anni, e Letizia che di anni ne ha due.

Un giorno di primavera di due anni e mezzo fa, Ugo esce dallo studio di un medico con nelle orecchie queste parole: lei Ingegnere non faccia progetti a lunga scadenza perché non le rimangono più di due anni di vita, lei ha la SLA.

Da quando ho appreso la notizia della malattia, vado a trovare il mio amico Ugo quasi tutte le settimane, di solito il venerdì pomeriggio e passo un po' di tempo con lui, Silvia, i bambini e tutti gli amici che circondano Ugo, che oggi vive su una sedia a rotelle, non muove più alcuna parte del corpo tranne gli occhi, respira aiutato da una macchina e si alimenta con un sondino. Io e Ugo parliamo grazie ad una specie di computer che è posizionato davanti al suo viso e lui con gli occhi seleziona le lettere e forma le parole che poi una voce sintetica recita a voce alta, la nuova voce di Ugo. Per essere sinceri io vado a trovare Ugo per una forma di egoismo. Davanti al mio amico contemplo il mistero di quella sua vita così diversa dalla mia di adesso, ma che percepisco carica ugualmente di un significato profondo per cui vale la pena di essere comunque vissuta. Questo mi dice lo sguardo di Ugo ogni volta che lo incrocio. Quando gli chiedo: come va?, Lui mi risponde: “ho un po’ di SLA, ma per il resto va bene! E poi c’è chi sta peggio di me, bastardo interista!” che poi sarei io!

Il sacrificio di Ugo aiuta me e tutti i suoi amici a comprendere che la vita ci costringe ogni giorno a portare un pezzettino di Croce, cioè ci costringe quotidianamente a fare i conti con il fine ultimo delle nostre azioni. In questo cammino non siamo soli, ma accompagnati da altre persone che condividono con noi questa fatica. Solo compiendo sino alla fine questo cammino, ognuno di noi realizza il proprio Destino, Ugo realizza il suo Destino. Quindi vado a trovare il mio amico Ugo e lo ringrazio perché non c’è oggi luogo più prezioso intorno a me per fare questa esperienza. Quando varco la soglia della sua abitazione di solito sono stanco e pensieroso dopo una giornata di lavoro, quando lo saluto ed esco, sono sereno e lieto perché ho fatto esperienza di quel Significato ultimo della nostra vita che è il Mistero incarnato.

Io credo, anzi ne sono convinto, che se Lucio avesse conosciuto il mio amico Ugo, non si sarebbe tolto la vita.

 Rosalba Sferlazza - 06/12/2011 02:24:00 [ leggi altri commenti di Rosalba Sferlazza » ]

Solo una parola mi viene in mente che racchiude il mio pensiero: CORAGGIO. Ugo ne possiede parecchio e lo trasmette agli altri. La colpa è nostra se abbiamo allontanato ogni forma di coraggio dalla nostra esistenza. Si partorisce artificialmente pur di non sentire dolore; si scelgono scuole per i nostri figli vicine a casa o se lontane si accompagnano in auto perchè il coraggio di superare la fatica della distanza non viene insegnato; non si pronunciano più i "no" che aiutano a crescere; non si ha più coraggio di vegliare i nostri morti o di assistere i nostri anziani; non si ha più il coraggio di combattere una malattia, meglio morire; non si ha più il coraggio di dire quello che si pensa o di difendere ciò in cui credi, perchè ti ritroveresti solo. Riprendiamoci il coraggio di vivere, di combattere per ciò in cui crediamo,di accettare il nostro destino....

 Antonella Policastrese - 03/12/2011 16:49:00 [ leggi altri commenti di Antonella Policastrese » ]

La vicenda "Magri" mi è scivolata addosso come pioggia su una superficie liscia. Cinismo da parte mia? No, solo rabbia tanta rabbia per un gesto così distante dal mio modo di concepire la vita. Pur non essendo cattolica, quindi lontana da alcuni insegnamenti che ci vengono inculcati da bambini, la mia prima reazione è stata:Se voleva suicidarsi perchè quel gesto non l’ha compiuto da solo, affermando il suo no alla vita fino in fondo? Ha avuto bisogno invece che qualcuno l’assistesse e facesse ciò che lui non è stato in grado di compiere da solo. Io penso che questo mondo stia così andando a rotoli da considerare la vita un niente, da reputare la natura umana come un banchetto di merci,quelle buone le vendi le avariate le butti. E in questo continuo svilire ciò che realmente siamo, gesti inconsulti come quelli di Magri finiscono con l’essere normali. Sono convinta che alla base di un simile modo di ragionare ci sia una dose di grandissimo egoismo:fin’ora la vita mi ha dato tanto, ora che non ho ciò che io voglio decido da solo, a modo mio quando andarmane e come andarmene. Si guardano le cose e si giudicano solo con il proprio metro di giudizio come se tutto dovesse girare intorno a noi senza mai allargare la propria visuale e avere il coraggio di vivere fino in fondo il tempo che ci rimane da vivere. Tempo avaro con il tuo amico, che lotta con tutte le sue forze e non si arrende. Vive da eroe respirando fino in fondo l’ultimo anelito d’esistenza che gli rimane per poter superare la soglia di questa realtà in pace, dopo aver dato tutto di se. Mi fanno rabbia le persone che parlano di suicidio che dicono di non aver niente da fare su questa terra. Non sanno che ogni attimo istante, giorno, mese e anno qualcosa d’importante potrebbe succedere. Ma la negazione della vita in questo caso preclude ogni possibilità di assimilare e inglobare dentro i propri occhi la bellezza di un tramonto, la meraviglia di un’alba vestita di rosa che annuncia il giorno che nasce. Oppure riempirsi lo sguardo camminando su un prato selvaggio costellato da margherite selvagge, belle da vedere, umili nel loro splendore e che ti mostrano la bellezza di un’esistenza fatta di poco fatta di niente ma ugualmente bella. Penso che tentare il paragone tra la vita del tuo amico e quella di Magri sia sbagliato. Il tuo amico è un eroe di questo tempo malato. Magri un uomo sazio che ha deciso di fuggire questo tempo. Magri è il più insignificante degli uomini che abbia calpestato la terra che lo ha amorevolmente accolto e che con il suo gesto ha improvvisamente dissacrato..

 Loredana Savelli - 01/12/2011 08:14:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Grazie per questa testimonianza. E’ un incoraggiamento ad affrontare (anzi accettare) la giornata. Un saluto all’amico Ugo.

Ciao

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